Gli artisti che si sono presentati sul palco del concertone del primo maggio a Roma hanno dovuto firmare una liberatoria per non parlare di referendum ed elezioni durante la loro performance (strano concetto di "liberatoria").
Marco Godano (uno degli organizzatori dell'evento) difende così la scelta della Rai: "Il contenuto della liberatoria che è stata firmata dagli artisti è quello previsto dalla legge". Prosegue: "E' quello che si fa in tutte le occasioni come questa, perchè lo prevede la legge sulla par condicio".
Vi sono molti punti oscuri su questa faccenda.
Angelo Bonelli, presidente nazionali dei Verdi, ad esempio, contraddice Godano dichiarando che la Commissione di Viglianza Rai non ha ancora approvato alcun regolamento per la par condicio.
Ma vorrei lasciar stare questa polemica, che ha già una discreta eco sui quotidiani nazionali.
Quello che vorrei capire è questo: cosa vieterebbe esattamente questo regolamento?
Di schierarsi oppure anche solo parlarne?
Nel primo caso, potrei chiudere un occhio. Anche se reputo idiota e assurdo spegnere il dibattito in televisione su argomenti così delicati e bisognosi di attenzione.
E mi incazzerei ancor più con coloro che hanno cantato: se fosse solo vietato schierarsi, a nessuno sarebbe costato un cazzo urlare al microfono un semplice "Ricordate che il 12 e il 13 giugno si vota il referendum". Questo non è schierarsi. E' informare. E fino a prova contraria la prima ipotesi contemplerebbe il divieto di schierarsi, non di informare.
Nel secondo caso, sarei pronto a far le valigie per trasferirmi in Sudan.
E avrei voluto vedere almeno un cantante urlare al microfono la frase di cui sopra, noncurante e anzi orgoglioso della multa che la Rai gli avrebbe comminato.
Insomma, entrambe le letture del regolamento (c'è?) mi provocano rigurgiti anti democratici.
Insomma, in entrambi i casi, gli artisti del Primo Maggio hanno urlato la loro indignazione nel momento sbagliato.
Insomma, anche in questo caso abbiamo avuto la dimostrazione di quanta ipocrisia si nasconda dietro le immagini in HD che trasmettono i nostri bei televisoroni da ottanta pollici.
Non si salva nessuno.
Da quelli che gestiscono l'informazione di massa, corrotti (nel midollo) e piegati al potere, che hanno fatto della censura la loro ragione di vita, rinnegando la loro indole di giornalista, a quelli che la subiscono passivamente, sia quelli che proprio se ne battono il cazzo a prescindere, sia quelli che lo vengono a sapere e il giorno resettano la memoria e scoprono ogni giorno di vivere in un paese un po' strano.
E i cantanti. Che per non rischiare una multa hanno accettato di inserirsi in un meccanismo contorto per poi denunciarlo a giochi fatti.
L'ennesima occasione per fare vera denuncia buttata nel cesso.
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