domenica 20 marzo 2011

Qui l'ombra di Radio Londra, ascolti, dati e analisi dal 14/3/11 al 18/3/11

Dai quasi 6 milioni della prima puntata ai 4,8 del venerdì. 1.099.000 spettatori in meno in una sola settimana (la prima di programmazione). Circa 275.000 al giorno.
Numeri impietosi per Giuliano Ferrara e il suo "Qui Radio Londra".


Consultando i dati Auditel si scopre che la situazione è peggio di ciò che appare. Perchè alla diminuzione di ascolti del suo programma non corrisponde una diminuzione degli ascolti nè del TG1, che lo precede e quindi dovrebbe funzionare da traino (senza dimenticare la conduzione filo-berlusconiana), nè di Affari Tuoi, il gioco a premi che chiude l'Access Prime Time della rete ammiraglia della Rai.

Anzi.


Mediamente 1 milione di spettatori cambia canale appena fnisce il TG1 per poi tornare su Rai Uno quando comincia Affari Tuoi. Con un picco di addirittura 1,7 milioni giovedì 17, puntata dedicata all'Unità d'Italia e all'immagine pubblica della Lega Nord.

Cosa vuol dire tutto questo?
Ovvio, è cominciato da solo una settimana, Giuliano ha ancora due anni di tempo per rimettere gli ascolti a posto, ma certo perdere un milione di spettatori che poi riaccende la televisione quando termina il tuo programma non è un buon segnale.

Facciamo una sintesi di ciò di cui Giuliano Ferrara ha parlato durante queste prime cinque puntate.

Lunedì 14 marzo, prima puntata.
Monologo dedicato al disastro accaduto in Giappone l'11 marzo. Riflessione sull'opportunità o meno di ricorrere al nucleare apparentemente neutrale. Giuliano conclude invitando gli spettatori a seguire la vicenda nipponica, che può terminare o positivamente o negativamente. Insomma, nessuna chiara presa di posizione (tranne l'aggettivo, buttato tra le righe, "indispensabile" attribuito all'energia nucleare).

Martedì 15 marzo, seconda puntata.
Ecco il vero Giuliano. Finalmente totalmente schierato. Il programma si apre con la contestazione di alcuni ragazzi di Maglie (Puglia) all'arrivo in una discoteca di Ruby. Vengono definiti "Sciagurati e disgraziati" e vengono paragonati ai talebani, con un parallelismo impossibile tra la contestazione a una che diventa famosa perchè regala la figa in giro e ci fa su pure un sacco di soldi e la lapidazione pubblica praticata dagli estremisti nei confronti dell'adultera. Un confronto appunto impossibile, che non regge sotto alcun punto di vista. Non si è puritani nel primo caso e nemmeno nel secondo. Il primo è un atto e sacrosanto atto civile, il secondo è una barbara usanza da eliminare il prima possibile. Bah. La cosa divertente è che a Ferrara nel monologo scappa un piccolo giudizio sul comportamento di Ruby, fino a lì difesa come povera anima errante umiliata da un popolo preistorico e bigotto: "Ruby ha fatto uso spregiudicato del corpo...".
Capolavoro la conclusione: ripescata dal Vangelo (ma non eravamo noi i bigotti? qualcuno ha le idee un po' confuse) la storiella di Gesù di Nazareth e l'adultera e la questione del chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ovvero: siamo tutti peccatori. Tutti comprende Berlusconi. Quindi: Berlusconi ha peccato. Quindi: Berlusconi si è spupazzato Ruby. Mi sembra un sillogismo ineccepibile. Ferrara si è dato la zappa sui piedi e nessuno, nemmeno lui, se ne è accorto.

Mercoledì 16 marzo, terza puntata.
La puntata comincia alla grande: i contestatori di Maglie vengono di nuovo definiti Talebani (tra l'altro un paragone disgustoso e senza senso) e si parla una volta per tutte di Berlusconi chiaramente (era ora!) e dell'intervista che ha lasciato a Repubblica, "la tribuna del nemico". A quanto pare il Premier ha deciso di difendersi in televisione, oltre che in tribunale, e difenderà pure tutte le povere ragazze che per colpa dei giudici non riusciranno più a trovare lavoro perchè marchiate come "donnine dai facili costumi" a causa dei festini ad Arcore. Questo momento, quello della difesa pubblica, che immagina in "un enorme salotto e le 33 ragazze intorno" viene definito da Giuliano un "magic moment" della televisione italiana. "Magic moment" (ancora non riesco a smettere di ridere. E di piangere. Di nuovo di ridere).
In conclusione, fa un paragone tra gli slogan degli ultimi due governi, questo di Berlusconi e quello di Prodi.
Con l'aria di chi non dice niente ma in realtà dice tutto (eppure sembra dica davvero niente): "Per Prodi: la serietà al governo. Per Berlusconi al governo la libertà". E saluta.
Mh.
Quindi?
Cosa mi è sfuggito? Che quello di Prodi perchè serio era un governo del cazzo? Che invece questo che porta la libertà è di certo migliore? Certo, preferisco la libertà alla serietà, ma la libertà è fatta anche di serietà. No? Insomma, questo governo è migliore perchè mi garantisce la libertà su tutto e mi libera dalle catene della chiesa? Non è questa anarachia? Ma siete di destra o dei folli post punkettoni con la cravatta?
Nulla di tutto questo. Giuliano mi sembra davvero confuso. Un po' come tutti i berluscones.

Giovedì 17 marzo, quarta puntata, quella del milione e sette in meno (Gesù, non vedo l'ora che finisca!).
Puntata dedicata all'Unità d'Italia. Inizio dedicato a uno strano e assurdo parallelismo (è fissato) tra i re d'Italia che portarono al disastro il fu-regno e i magistrati che si danno alla politica (vi giuro: non l'ho ancora capito, chi riesce me lo faccia sapere). Poi i ringraziamenti: al Papa che ha benedetto l'Italia, nonostante il nostro Paese sia nato proprio per contrastare la Chiesa (primo: non è stato l'unico motivo, secondo: e cosa doveva fare Ratzinger? Mandarci a fanculo perchè 150 anni fa ci permettemmo di diventare una sola nazione a sacrificio del potere della religione? Un Papa non manda mai a fanculo e credo questo sia un rancore che la chiesa di Roma abbia sbollito già da un sacco di tempo, dato anche il potere che ha a tuttoggi nei nostri confini), a Napolitano, che nonostante il passato da comunista con l'ideale dell'URSS ha enunciato un commovente discorso sul patriottismo e l'unità d'Italia (anche qui: è tutto normale. Napolitano non si è ricreduto, non si è autospallato vendendosi ai principi della destra nazionale. Ha fatto solo un discorso, molto bello, sull'unità come dovrebbe fare un ottimo Presidente della Repubblica. Cosa doveva fare? Minacciare la Siberia ai dissidenti sgranocchiando crani d'infanti?) e infine, squillino le trombe, a Umberto Bossi, elogiato per aver fondato un movimento (razzista e xenofobo, ma questo non lo dice) che nonostante le radici secessioniste si è a poco a poco integrato perfettamente nel nostro sistema. Già, così tanto integrato che i componenti escono dai palazzi durante l'inno d'Italia (fatti successi il giorno prima che hanno avuto un clamoroso impatto mediatico. Si vede che Giuliano abita su Marte e viene alla Rai solo dalle 20.30 alle 20.35). L'unica cosa per cui i leghisti pagliacci si sono integrati è la sapienza di non mollare le poltrone che garantiscono alti stipendi e floride pensioni. Giuliano ringrazia Bossi di aver fondato un partito che non mette le bombe come fecero l'ETA e l'IRA. Grazie al cazzo.
Conclusione inspiegabile sul manuale di cucina di Pellegrino Artusi e la critica emozionata al manuale di Piero Camporesi che lo definisce il "Garibaldi della gastronomia" perchè "è stato il primo a mettere il pomodoro sugli spaghetti".
Ah.
Quindi?

Venerdì 18 marzo, quinta puntata.
Attacco senza mezzi termini all'intervento di Ingroia alla manifestazione del giorno prima. Attacco che si allarga naturalmente a tutta la magistratura che secondo Giuliano "non deve mai ribellarsi al Parlamento". E da quando in un paese libero (mica Berlusconi ha portato la libertà al governo?) i giudici non possono parlare durante un comizio? Da quando in un paese libero è vietato ribellarsi al parlamento? Per cui, anche quando le camere legiferano clamorosamente alla cazzo in culo è vietato opporsi?
Strano concetto di libertà.
Praticamente il monologo funziona così. Viene stravolta la posizione di Ingroia e della magistratura che invece di essere inquadrate come civile opposizione, vengono riciclate come attacco alla libertà di legiferare del parlamento. Insomma, i giudici e i pm sono dei folli sovversivi pronti a far esplodere il nostro paese se questo non segue le loro regole.
L'esatto opposto. Indimenticabile la pappardella su Ingroia che si ribella all'iter che ha finora percorso la riforma della giustizia. Come se bastasse quello per rendere legittima e sacrosanta una riforma.
Caro Giuliano, le riforme possono essere sbagliate. Caro Giuliano questa riforma dev'essere ancora votata. Caro Giuliano, anche se fosse, ognuno è libero di dire il cazzo che vuole. Soprattutto quando lo interessa direttamente. Scommettiamo che se propongo leggi sulla stampa e sulla televisione e sul servilismo ti senti chiamato in causa?
Giuliano si stupisce di come mai la guerra tra magistratura e governi sia cresciuta solo negli ultimi 15 anni. Anche noi ce lo chiediamo. Ma perchè sia nata. E ci chiediamo anche come mai non è successo prima. Tipo nei primi quarant'anni di storia di repubblica italiana. Periodo in cui casualmente manca Berlusconi. 
Firma d'autore la conclusione. Con la faccia colma di preoccupazione, Ferrara guarda in telecamera e riferendosi all'attuale scontro tra giudici e Silvio dice: "Brutta storia, gran brutta storia".
Su questo siamo d'accordo.


Ecco.
Dopo tutta sta sintesi della sintesi, forse i motivi di questo provvisorio flop sono chiari. Schieramento spietato, pochezza di contenuti. Nessun messaggio, solo accuse e difese che si leggono e vedono tutti i giorni attraverso i media di scarsa qualità. 
Nulla di nuovo. Nulla di divertente.

E questo andrà avanti ancora due anni.

Non resta che sperare negli italiani che guardano la televisione tra le 20.30 e le 20.35.

Buonanotte, e buona fortuna.

2 commenti:

  1. Grande, spero tu continui per le altre 2/3 settimane che quel faccia da schiaffi ha ancora davanti. Io non ce la faccio a vederlo neppure su youtube, ho paura di sfasciare monitor e tastiera tanto mi fa incazzare.

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  2. continuerò molto volentieri, ogni settimana farò un personale report-analisi su quello che ho visto.
    anch'io spero di avere questo impegno solo per un paio di settimane (condivido la tua reazione a fronte di tale [tele]visione)

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