giovedì 10 marzo 2011

Per fare l'aXXXe.

Oggi accendo la televisione e proprio in quel momento scorre lo spot del Pocket Coffee, quello con Irene Grandi, tanto per capirci. Avete presente? Lei è sul pullman con la banda, stanno provando una canzone fino a quando per la stanchezza si fermano per fare un break e si "ricaricano" con il cioccolatino al caffè più famoso d'Italia.

Irene, ma cosa combini?
La so a memoria, in radio l'hanno trasmessa in heavy rotation, mi alzo per controllare la posta. Lo spot arriva quindi alla conclusione, e mi preparo a canticchiare nella testa il ritornello del pezzo che stavano provando.
"Per fare l'a....".
No.
Lo spot si conclude con Irene che urla soltanto "Yeah". Ma come? Ricordo perfettamente che lo spot era impostato come lo ricordavo io. A quel punto mi sorge il dubbio. Faccio una ricerca su internet e scopro di non avere il cervello in pappa e di non soffrire di allucinazioni sonore. Meno male.

Ma quindi: cos'è successo?
Perchè di punto in bianco Irene non canta più "Per fare l'amore?".

Il primo tarlo che mi mangia il cranio è quello della censura bigotta, quella ipocrita che da circa cinquant'anni prende per il culo il nostro senso del pudore.
Poi però scopro sul web che c'è una seconda voce secondo la quale la Pocket Coffee si sarebbe auto censurata per evitare che la pubblicità risultasse ingannevole. Ovvero, che Irene Grandi che canta "Ho bisogno di te per fare l'amore" potesse far apparire il cioccolatino come un piccolo afrodosiaco in grado di riaccendere e stimolare la passione.
Ah! Ma è solo un Pocket Coffee!

Non so voi.
Ma a me entrambe le possibilità sembrano abbastanza ridicole.
Nel primo caso, per ovvi motivi. E' lampante che chiunque si occupi di censura in Italia, dall'editoria alla televisione, dal cinema alla musica, sia colpevole di ipocrisia e ignoranza. I Griffin sono blasfemi ma la Tim può mandare spot che mi invogliano più a scoparmi Belen Rodriguez che cambiare compagnia. Lasciamo stare.
Nel secondo caso, i motivi sono le stesso assurdi. Possibile che la Ferrero si sia accorta solo dopo tre mesi dal lancio dello spot che la canzone potesse dar luogo a ambiguità?
Ma soprattutto: davvero c'era questo rischio?

Quest'ultima domanda è quella che mi crea più grattacapi. Davvero il pubblico è così influenzabile da accostare un prodotto a una canzone fino a cambiarne l'utilizzo finale? Oppure sono le compagnie, le aziende, a peccare di onnipotenza sentendosi in grado di poterlo fare? E se non fosse delirio di onnipotenza ma legittima constatazione?

In ogni caso, credo ormai siamo arrivati alla frutta.
Siamo quasi al caffè. Anzi, al Pocket Coffee.

1 commento:

  1. In effetti in questo spot Irene più che voglia di caffè sembra aver voglia di qualcosa che inizia sempre con ca di 5 lettere!

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