La guerra è già cominciata. Pisapia non ha ancora messo piede a Palazzo Marino che la macchina mediatica (mi verrebbe da dire mediocratica) che permea il sistema mascarato di Berlusconi spara le prime cannonate di fango sull'esito dei ballottaggi. Tecnica di delegittimazione combinata alla strategia della paura inculcata a forza.
Questa la notizia apparsa verso mezzogiorno sulla prima pagina de IlGiornale.it.
Preparatevi a ridere.
Analizziamo gli ingredienti che costituiscono questo piccante e velenoso piatto di oscenità giornalistica.
- Il fatto e la visibilità.
Alla fine dei festeggiamenti di Piazza Duomo, una cinquantina di ragazzi dei centri sociali si recano sotto casa dell'ex vice sindaco Riccardo De Corato.
Ne scaturisce un'azione goliardica, condita di sfottò e qualche petardo. Ovvio. L'anima del momento ha origine incazzate. De Corato, detto non a caso "lo sceriffo", non passerà certo alla storia per la tolleranza e la propensione al dialogo. Tra i fautori della chiusura di molti locali e centri sociali (vedi, solo di recente, La Casa 139) è uno dei più importanti destroidi che hanno ingoiato la filosofia politica berlusconiana: con chi la pensa diversamente vale solo lo scontro.
Ovvio. Anche a me non farebbe piacere che un gruppo di scalmanati, estasiati da una vittoria che li riporta alla ribalta sul piano culturale, mi urlino da sotto il balcone che sono rimasto disoccupato e che ho la consistenza fisiologica di un certo materiale organico espulso da una zona poco nobile del corpo umano.
Ma è il gioco delle parti. Chi perde viene preso in giro.
Sono bastate un paio di camionette che il "mini corteo" si è dissolto in un attimo.
Non giustifico a pieno titolo i ragazzi che lo hanno fatto. Ma certo nel mondo accade di peggio. E questi in fin dei conti non hanno fatto proprio un cazzo.
Insomma. Una notizia da seconda pagina, un fatto di cronaca.
Invece viene venduta come "notiziona definitiva", l'episodio viene ingigantito venendo sbattuto a caratteri cubitali in prima pagina.
- Il titolo e la foto.
"Ecco la nuova Milano di Pisapia". Ovvero? Io, nella mia intelligenza, non la vedo. Ma per qualcun altro potrebbe essere proprio così. Non sono passate nemmeno quattro ore dal suo insediamento, per cui non vi è ancora nessuna "nuova Milano" (quella verrà fuori, per questioni tempistiche, tra qualche giorno), e Il Giornale mostra al mondo un'immagine mistificata della realtà. Prima di tutto perchè quei ragazzi non li ha mandati Pisapia, secondo, la foto che supporta la "notiziona" è palesemente falsa. Essa è di repertorio, proviene da un'altra manifestazione. Difatti i manifestanti sostengono uno striscione che tutto dice fuorchè attacchi a De Corato.
Ma lo scopo è proprio questo. Piazzare una foto che desti stupore, paura. Gente con fumogeni. Oh mio Dio. Si salvi chi può.
Infatti, giusto qualche minuto fa, Il Giornale ha sostituito la foto con una credo vera.
Ecco i facinorosi. Conto dodici tredici ragazzi. Alcuni in piedi, altri seduti. Dov'è l'assalto? Ah già, il fumogeno.
Ohibò.
- L'articolo, le dichiarazioni.
Il vero circo si costruisce nelle parole che compongono "l'articolo". De Corato parla di "caccia all'uomo". L'autore di "ritorno alla violenza". E quest'ultimo si spinge in una divertentissima analisi del "fatto", spiegando che i "teppisti" null'altro sono che gli elettori di Pisapia.
Si dimentica che lo scarto tra Giuliano e La Tizia è stato di 75.000 preferenze.
Devo quindi capire che sotto casa del "povero" De Corato c'erano settantacinquemila persone tra l'altro tutte teppiste.
Ma per favore.
Quindi.
Occhio Giuliano.
Occhio Milano.
Occhio Italia.
Questi hanno già cominciato a scatenare paura e tensione. Non caschiamo in questa trappola. E' doveroso vivere questo mandato come un proseguimento della campagna elettorale. Perchè è grazie a quei toni gentili e ironici che abbiamo vinto.
E una preghiera anche agli elettori di destra e centrodestra. Non fatevi abbindolare da queste campagne farlocche prodotte "ad personam". La critica è altro.
Non si prende credito facendo solo delegittimazione dell'avversario.
Cazzo. Ve l'abbiamo insegnato noi, lo ricordate?
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