martedì 19 luglio 2011

Selacapo.net: 1947-1996. Da Portella della Ginestra a Giuseppe Di Matteo. Passando per Falcone e Borsellino.

19 anni fa moriva in un attentato Paolo Borsellino, due mesi dopo l’orribile uccisione del suo collega e amico Giovanni Falcone.

Non sarò certo io a dirvi chi erano questi due grandi uomini e magistrati.

Ho deciso quindi di buttare giù una sintesi data per data dei più famosi omicidi di mafia, giusto per ricordare tutti quegli uomini che la stampa ha dimenticato e per farvi capire quanto questo fenomeno criminale made in Italy abbia fatto il cattivo tempo nel nostro paese. Mi sono fermato al 1996, assassinio di Giuseppe Di Matteo, di anni 14: ciò non vuol dire che la mafia non uccide da 15 anni, anzi. Ma l’omicidio del bambino è l’ultimo avente quell’aura di orrore e violenza che ha contraddistinto la mafia fino la prima metà degli anni novanta, quando, dopo l’arresto dei corleonesi e stragisti Riina, Bagarella e Brusca salì al vertice di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, padrino che decise per una “mafia invisibile”, “sommersa”, volta a svolgere le proprie attività nell’ombra, all’oscuro dei media nazionali, che “meno parlano di mafia, meno esiste la mafia”.
Questo è un articolo che mi sarebbe piaciuto non aver scritto. Ma la mafia esiste. Al sud, al nord, a Roma, in Germania, negli States, in Svizzera e chissà dove ancora. Parliamone, non dobbiamo mai smettere di farlo. La mafia non mette più bombe ma continua ad uccidere e sconvolgere a proprio piacere l’idea di civiltà che a fatica esiste nel nostro Paese. Ancora oggi ci sono magistrati e uomini e donne che vivono sotto scorta. Esistono nuovi mercati in cui la Piovra ha allungato i propri tentacolo, dagli impianti fotovoltaici ai rifiuti.
Tutti insieme dobbiamo collaborare per trovare la cura che riesca a debellare questo cancro che affligge l’Italia.

Cronistoria degli eventi:
(fonti citate in fondo all'articolo)

1° maggio 1947: a Portella della Ginestra (Palermo) circa 2000 contadini sono riuniti per festeggiare la "Festa dei lavoratori", tornata in calendario dopo l'abolizione avvenuta durante il regime fascista. Durante i festeggiamenti un commando capeggiato dal Bandito Giuliano fa fuoco con i mitragliatori dalle colline circostanti: muoiono 11 persone (di cui 2 bambini) e ne rimangono ferite 56. Il motivo ed il mandante (o mandanti) di questa strage sono ancora oggi argomento di inchieste e dibattiti.

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